Ritorna a presentazione Campeggio Origgio

La lunga Storia del Campeggio

Il campeggio con le tende iniziò nel 1955, ma a questo traguardo si arrivò dopo alcune esperienze. Infatti già nel 1947 veniva occupato con affitto l'asilo di Clivio e nel 1948 l'asilo di Clivio e di Saltrio con la presenza di 100 ragazzi, quando vigevano ancora le tessere che razionavano il pane. Un problema non facile saziare 100 bocche! Si terminò con lo scoperto di 3 quintali di farina, nonostante l'intervento dell'aiuto svizzero richiesto al Vescovo di Lugano.

Dal 1949 al 1951 i ragazzi e le ragazze si recarono a Miasino, splendido balcone sul lago d'Orta, presso il seminario minore di Novara, affittatoci per la stagione estiva. Nel frattempo per i giovani si susseguono i soggiorni a Starleggia di fronte a Madesimo, presso la casa parrocchiale e la scuola (1950) a La Thuile, a Vigo di Cadore, a Cogne, presso case del centro turistico giovanile, finché sboccia la proposta del campeggio con tende per gestire in proprio la vacanza.

Il primo acquisto di tende fu fatto presso la parrocchia di S. Domenico di Legnano che rinnovava il complesso e lasciava a noi l'usato, poi anno dopo anno il campeggio raggiunse l'attuale dignitosa eleganza.

Ci furono due momenti in cui il cuore voleva fermarsi: fu nel 1959 quando a Fontanazzo di Canazei, dopo aver raggiunto la vetta della Marmolada scivolarono da un costone ALDO e GIUSEPPE: caricammo tutto ritornando con due bare. Non ho più voluto vedere quel luogo perchè non mi si cancella mai dai ricordi. E nel 1962 a Gressoney presso il lago Gabiet nel desiderio di procurare spruzzi sempre più alti, un macigno colpisce l'arteria femorale di don GIORGIO CREMONA. Lo raggiunsi all'ospedale di Ivrea ed era già spirato. Abbiamo avuto il coraggio di continuare, certi di avere dei protettori.

Ora il campeggio è un piccolo albergo trasportabile che, depositato su terreni in affitto, resta non più due settimane come all'inizio, ma per due mesi.

C'è una associazione che garantisce la sua vitalità: l'Associazione Campeggi Riuniti, che nello stesso campeggio trova il motivo di un legame di amicizia e di spirito giovanile.

di don Cesare Catella

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Il mio Campeggio

L'Oratorio di Origgio è sempre stato, nel mio cuore, il primo amore che non si dimentica mai. Mi è difficile esprimere impressioni e sentimenti di anni in cui ho sperimentato le gioie e le fatiche di un giovane prete, ricco di entusiasmo, ma in tante cose ancora inesperto. Ricordo con riconoscenza al Signore gli incontri avuti nel Sacramento del perdono. Qualche legame di amicizia profonda è rimasto, anche se le strade della vita ci hanno portato lontani.

Tra le varie esperienze che ho vissuto in quegli anni la più avventurosa e vivace è stata certamente quella del campeggio e ringrazio gli amici di Origgio che mi hanno chiesto di scrivere queste quattro righe in proposito, perché questo serve anche a me per ripensare a tante giornate ricche di gioia.

Ricordo il primo campeggio a Gressoney la Trinité. Un po del mio cuore è rimasto attaccato a questa cittadina (e ben tre volte ho fatto il campeggio) che ha visto la morte di don Giorgio. Ero alle mie prime armi con tende e picchetti, pentole e fornelli, ma mi sentivo sicuro coadiuvato dal carissimo Luisin che era un po' cuore di tutto l'accampamento e che mi ha sempre seguito fedele fino all'ultimo a Ponte di Legno.

Nel mio Oratorio di origine di Varedo non c'era questa attività, ma subito dal primo anno ho scoperto il grande valore educativo del campeggio: il contatto con la natura che è il primo libro che ci parla di Dio; il dover condividere la tenda impegnandosi all'ordine, all'essenzialità delle cose; la corvè che abitua i ragazzi al servizio che è una dimensione fondamentale per un cristiano, e sopratutto i momenti di preghiera, semplici ma molto partecipati.

Mi ricordo di avere incontrato dopo parecchi anni un giovane di Origgio, purtroppo non più praticante, che però riandava ancora con piacere alle SS. Messe del campeggio, sull'altare spesso improvvisato, nelle scampagnate, su macigni o tronchi tagliati e adornato di fiori freschi del luogo.

Non nascondo che quando si partiva per il campeggio, un po'  di preoccupazione c'era nell'animo: era andare un po' allo sbaraglio, improvvisandoci spesso falegnami, idraulici, infermieri, medici, ... ma devo riconoscere che il risultato poi era buono ed era una fatica ben ripagata.

Il campeggio nella sua struttura si è modernizzato di anno in anno fino all'attuale che ho visto qualche tempo fa e che non riconoscevo più per la sua grandezza e l'impeccabile attrezzatura.

Ora non sarebbe più possibile farlo come allora, anche per vincoli tassativi delle leggi attuali. Ma anche qui lasciatemi fare una confidenza: era più suggestivo il pediluvio nel torrente, la doccia a secchi d'acqua, i servizi ridotti all'essenziale.

Aiutava anche quello a riscoprire le cose essenziali, ad avere uno stile di vita spartano, sempre più indispensabile ai nostri ragazzi che invece possono avere, tutto e sempre, quanto desiderano.

L'augurio che posso fare è che il campeggio, ma sopratutto l'Oratorio (il campeggio in pratica è l'Oratorio in montagna) sia sempre come lo pensava don Bosco e come ho cercato di viverlo negli otto anni passati tra voi: un ambiente in cui, con l'aiuto di tutti, genitori, educatori , suore, sacerdoti, ... un ragazzo impara ad essere un buon cittadino ed un bravo cristiano!

di don Alberto Barlassina (coadiutore ad Origgio 1967 - 1974)

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Mi ritorni in mente

Volentieri scrivo qualcosa a riguardo di quel campeggio che don Cesare tenne a battesimo quando era nel fiore di giovinezza: e lo faccio volentieri, perché l'esperienza del campeggio fu certo per me momento di particolare valore, ed è tuttora (con tanti altri) tra i ricordi più cari.

Quando il Monti e il Pighi sono venuti a chiedermi queste quattro righe, subito ho detto di si con entusiasmo: ma poi, davanti alla macchina da scrivere, mi son detto: e adesso che scrivo? Se scrivo i ricordi, misericordia! ne viene un libro; ed allora ho scelto per voi tre semplici pensieri.

Un primo pensiero è per tutte le persone che hanno creduto e lavorato, con impegno, sacrificio personale ed entusiasmo, per il campeggio di Origgio. Quanti e quante! Tanti volti e nomi mi tornano alla mente, ma non ne scriverò nessuno, per timore che il trascorrere del tempo mi faccia tralasciare qualcuno.

Ma si deve a loro se, dopo la famosa notte di lunedì 6 agosto 1978 quando il campeggio fu quasi tutto raso al suolo dalla forza del vento, pian piano si iniziò la ricostruzione e la trasformazione, per adeguare le strutture alle esigenze dei tempi.

Pur senza mai tradire lo spirito originale, il complesso del campeggio crebbe in qualità di ambiente e in capacità di accoglienza, in tenore di servizi prestati per la cucina, l'abitabilità, l'illuminazione, l'igiene, l'attrezzatura tecnica.

Tutto questo fu gradatamente possibile, un pezzo alla volta, con un grande impegno di progettazione e di creatività, perché attorno al campeggio si coagulò tanto entusiasmo e volontà di fare.

Ma sono tuttora convinto che nulla si sarebbe potuto fare senza il coinvolgimento, il lavoro, l'impegno di tanti (allora adolescenti, giovani e adulti) che "sentirono" il campeggio come "proprio", lo amarono e vi si impegnarono a fondo: e a tutte queste persone ancora rivolgo un grazie riconoscente.

E questo impegno (ne sono stato testimone nel tempo) costruì e responsabilizzò questi adolescenti e giovani: fu per tanti occasione di crescita umana e comunitaria, progressiva assunzione di incarichi, palestra di generosa donazione e quindi momento di maturazione personale e di solidificazione della fiducia in sé. Il campeggio, in una parola, li aiutò a diventare uomini attivi e generosi, capaci di spendersi per un ideale e per un servizio.

Un secondo pensiero riguarda i ragazzi e i giovani che negli anni si sono succeduti nell'esperienza di campeggio. Li rivedo ogni tanto, nei momenti dei ricordi, quando riordinando i cassetti viene alla mano qualche foto che mi è rimasta.

E mi ritrovo davanti il volto e il nome di ciascuno, e mi dico: eccolo qui il ..., chissà oggi, sarà ormai un uomo, forse già sposato, forse già papà. E la speranza segreta che sia diventato non solo adulto in età, con scelte personali, professionali e familiari limpide, ma anche (e soprattutto) "cittadino onesto e cristiano santo": e che in questo diventare così, una mano possa anche averla messa, come strumento della Grazia del Signore, anche l'oratorio ed il campeggio di Origgio...

Certo, anche l'esperienza del campeggio può avere avuto il suo peso: intanto, tenendo lontano dal male (e non è cosa da poco): e poi proponendo dei valori umani e cristiani robusti e fondanti: l'amicizia, la condivisione di tutti i momenti della giornata, le cose fatte insieme (la preghiera, la Messa. le uscite, i giochi, la mensa, la tenda, la corvè, il tempo libero, il riposo), il necessario spirito di adattamento, il necessario rispetto degli altri, lo spirito di servizio e responsabilizzazione, gli orari da osservare, la vita in comunità...

Tutto questo, in qualche misura, ha certamente aiutato a rivelare e a plasmare la personalità, a sviluppare responsabilità e autonomia, a costruire amicizia e capacità di rapporti, a crescere nella libertà accompagnata e guidata dalla presenza indispensabile (anche se discreta) degli educatori.

Un terzo pensiero, per me fondamentale: l'esperienza spirituale del campeggio.

Il tempo di campeggio è sempre stato scandito dalla preghiera. E certo sviluppare e guidare l'esperienza della preghiera è cosa difficile, perché esige di interiorizzare e di fare proprio il Valore di Dio in una libertà umana (quella dei ragazzi e degli adolescenti soprattutto, ma anche dei giovani) ancora molto fragile e condizionata.

Così c'è il rischio di sempre, quello del "pregare per forza" , da parte di chi viene al campeggio senza aver camminato nella comunità oratoriana durante l'anno (e varie volte ne sono stato testimone, avendo ascoltato al campeggio chi non era "in sintonia" per dargli comunque una possibilità, anche se ero quasi sicuro che la cosa avrebbe fatto plaf).

Ma c'è anche il rischio di sottovalutare la possibilità, offerta dall'ambiente del campeggio, di essere "guidati" in una vera (anche se iniziale e parziale) esperienza di Dio, e di essere educati della stessa convivenza, a valori fondamentali della centralità di Dio e della quotidiana fedeltà alla ricerca di Lui nella Parola, nella Lode, nell'Eucaristia, nell'esame di coscienza serale.

Al campeggio, per esempio, c'è stata gente che ha re-imparato a pregare. Al campeggio mi è successo di vedere alla Confessione e alla Comunione quotidiana anche persone che a casa non lo facevano se nona Natale e Pasqua; esibizionismo o conformismo da pecore, dite voi? E come fate a dirlo? E se non fosse così?

Al campeggio mi è successo di vedere un "perdonare le offese ricevute per il nome di Cristo" esplicitamente dichiarato: e non si trattava di ragazzi, né di cosa da poco: ed ancora oggi quell'episodio mi edifica spiritualmente, e mi porta a lodare Dio per la potenza del Vangelo,che sa davvero toccare e trasformare i cuori.

Ecco, qui concluderei. Non so se con questi appunti ho soddisfatto interamente il desiderio dei "burattinai" che mi hanno commissionato questo articolo: se così non fosse, e qui rubo una parola al Manzoni, credete che non s'è fatto apposta.

di don Giorgio Cremona (coadiutore ad Origgio 1975 - 1985)

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Nel ricordo del campeggio

In queste poche righe voglio ricordare che l'idea del campeggio estivo femminile è stata realizzata e sostenuta grazie all'impegno di molte persone e soprattutto da don Cesare.

Siamo nel 1982 e dopo tante richieste da parte delle ragazze, con ansia e sfidando il rischio partimmo alla volta di Champoluc. Siamo una cinquantina tra campeggiatrici e addetti al lavoro.

Da principio ci armiamo di coraggio, perché la tenda non dà la sicurezza della casa e lascia entrare ragni e altre bestiole, poi però iniziamo felici e ripeteremo per molti anni la nuova realtà, libera da tante remore e circondata da bellezze infinite.

La ricchezza del campeggio è principalmente l'esperienza fatta insieme, la scoperta dei valori che ognuno possiede e mette al servizio della comunità e di progetti di tante attività concrete.

La preghiera comune, i pasti consumati insieme, le scalate faticose, le serate piene di allegria sono i momenti di maggiore unione e di confronto.

Ripensando agli anni del campeggio rivedo persone che hanno contribuito a rendere sereno il nostro soggiorno estivo. I giovani dell'Oratorio che montavano con maestria e competenza il campeggio, provvisto di ogni comodità; le cuoche che non si risparmiavano nel prepararci pranzi succulenti; le guide Giuseppe e poi Filippo, instancabili e prudenti. E poi ... tante facce di ragazze simpatiche e cordiali che non mi hanno mai date serie preoccupazioni.

di suor Giovanna

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Il mio campeggio

Ringrazio vivamente il comitato promotore, che vuole commemorare questa data così significativa del Camping Origgio, per avermi dato la possibilità di mandare un saluto ed un augurio.

Il saluto anzitutto al gruppo Campeggiatori, che è sempre stato uno dei gruppi più attivi dell'Oratorio e dove ho conosciuto molte persone guidate da spirito d'iniziativa, sacrificio e che grazie alla loro laboriosità hanno voluto allestire uno dei campeggi meglio attrezzati e funzionali con lo scopo di ospitare l'Oratorio in vacanza.

Un saluto che va a tante persone, anche le più umili e nascoste, che hanno collaborato a questa iniziativa.

La testimonianza che posso dare del Campeggio è quella di un tempo breve rispetto alla storia ben più lunga e addirittura pionieristica che ha conosciuto, tuttavia ricordo come uno dei momenti più belli dell'Oratorio di Origgio proprio il suo Campeggio.

Negli anni trascorsi ad Origgio ho potuto condividere con voi ben otto Campeggi: due ad Ollomont, due in Val di Rabbi, a Rhêmes Notre Dame, due a S.  Caterina Valfurva, e da ultimo a Pinzolo.

Tanti sono stati i momenti belli condivisi nella vita di gruppo, nelle gite e nella preghiera. Di questi sento il bisogno di ringraziare il Signore e Voi.

Penso che la particolare atmosfera che si creava in campeggio abbia lasciato un ricordo anche in molti ragazzi che hanno avuto la fortuna di parteciparvi. Rivedo ancora le tante serate di allegria trascorse insieme, la fatica delle gite, la condivisione di un cammino spirituale proposto anche con il valido aiuto di don Roberto Rossi, il lavoro instancabile delle mamme della cucina.

L'augurio che desidero comunicarvi è quello che questa iniziativa trovi sempre spazio nel cuore delle persone di buona volontà, perché le cose più belle sono quelle volute e amate da tante persone e che diventano un bene per tutti.

di don Emilio Colombo (coadiutore ad Origgio 1986 - 1994)

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Aspettando Pinzolo '95

Quando penso al Campeggio dell'Oratorio di Origgio penso sempre ad una grande avventura alla quale parteciperò anch'io... Per la verità ho già avuto un anticipo, perché proprio a Pinzolo, nel luglio scorso, ho celebrato la mia prima messa origgese, quando, assieme a don Roberto, mi sono concesso un giorno di vacanza per andare a trovare quello che ormai era il "mio" oratorio.

In questi mesi ho sentito parlare spesso del Campeggio, e sempre bene. Se ne parla come di una cosa che fa parte della storia, di cui non è pensabile fare a meno. Ecco perché mi sembra di dover affrontare una cosa più grande di me, e per questo provo anch'io un po' di comprensibile timore. Ma so che queste preoccupazioni, una volta "sul campo", lasceranno spazio alla gioia e all'entusiasmo.

Mi induce a pensarlo il fatto che c'è tanta gente che sinceramente "ci tiene" al Campeggio, che "se la caccia", donando con generosità e senza riserve molta parte del proprio tempo libero, delle proprie energie e dei propri mezzi.

E' bello vedere vedere come, grazie al Campeggio, la gente si unisca, impari a stare bene assieme. Non sono molte, nella società di oggi, le occasioni che creano unità vera. Il Campeggio è una di queste ed è necessario che continui (almeno per altri quarant'anni...). Continuiamo così, dunque, e migliorando laddove c'è da migliorare. Aiutiamoci a far diventare il Campeggio un'esperienza completa, dove ci si incontra autenticamente con i fratelli  e con Dio.

Grazie già fin d'ora a tutti coloro che, in vario modo si appassionano al Campeggio e ... arrivederci a Pinzolo!

di don Mauro Mascheroni (coadiutore ad Origgio 1995 - 1998)

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Dietro le quinte 

Arrivati a questo punto ci sembra doveroso gettare un piccolo sguardo a ciò che avviene dietro le quinte. Quando si passano quindici giorni di vacanza in campeggio, o se anche lo si visita per una sola giornata, si resta favorevolmente impressionati da ciò che si trova: un'ottima struttura, una buona organizzazione ed una cucina sempre impeccabile.

Tutto questo, però, non si trova certo dietro l'angolo, ma è frutto del lavoro volontario di moltissime persone. Anche contarci non è facile: riferendoci solo al 1994 sono state coinvolte, tra lavori invernali di manutenzione, montaggio e smontaggio della struttura, personale di cucina ed organizzatori, non meno di 70 persone per un totale di almeno 6500 ore di lavoro.

Un vero e proprio esercito che si presta gratuitamente in ogni suo reparto, dagli autisti dei camion, agli idraulici, dagli elettricisti al personale della cucina, senza dimenticare i manovali tuttofare, i responsabili e gli animatori che, in 40 anni si sono succeduti assicurando la continuità di questa invidiabile tradizione.

Campeggio è anche questo e, se è vero che in passato le esigenze erano minori, uguale era l'impegno di coloro che si sono prodigati. A tutti loro va il ringraziamento di quanti dal 1955 ad oggi hanno fatto campeggio.

Purtroppo nominarli tutti sarebbe impossibile (l'elenco sarebbe lunghissimo e, probabilmente, incompleto), ci sembra, però, doveroso ritagliare un piccolo spazio per due di loro che non sono più con noi: la mamma di don Cesare, per tutti la "sciura Maria", e il "Luisin", che per molti anni sono stati un preziosissimo punto di riferimento.

Cogliamo anche l'occaisone per chiedere, a quanti sono disponibili, di farsi avanti: il campeggio cerca sempre nuovi amici, anche un piccolo contributo è importante. Oggi come ieri c'è bisogno di tante persone di buona volontà!

Il gruppo Campeggio Origgio

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